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IL RISCHIO SILICOSI

IL RISCHIO SILICOSI

La silicosi è una malattia dei polmoni che insorge a causa dell’inalazione prolungata della polvere di silice cristallina

La silicosi è una malattia dei polmoni che insorge a causa dell'inalazione prolungata della polvere di silice cristallina
Il rischio silicosi

Con il termine silice si fa riferimento a una delle sostanze minerali più comuni presenti in natura. Le forme cristalline di silice sono quelle di maggiore interesse per la medicina del lavoro e per l’igiene industriale, perché responsabili di patologie a carattere invalidante. L’esposizione alle polveri contenenti silice è, infatti, causa della silicosi, per lungo tempo la malattia professionale più importante registrata tra i lavoratori del nostro paese.

La valutazione del rischio silicosi presenta ancora oggi diverse criticità dovute all’assenza di orientamenti istituzionali chiari riguardo ai sistemi da adottare per campionare le polveri, alla scarsa diffusione di programmi di controllo di qualità delle prestazioni dei laboratori nei quali si eseguono le analisi e, non ultima in ordine di importanza, alla mancanza di valori limite di esposizione professionale riconosciuti per legge.

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Ambienti di lavoro

La Silice compare in differenti processi produttivi e cicli tecnologici. Per tale motivo moltissimi sono i comparti lavorativi nei quali può verificarsi l’esposizione a tale inquinante. I principali impieghi riguardano:

  • Industria estrattiva e lavorazione di materiali lapidei;
  • Produzione di ceramiche;
  • Produzione del vetro;
  • Cementifici;
  • Fonderie;
  • Comparto edile;
  • Produzione di laterizi;
  • Settore farmaceutico;
  • Settore tessile.

Silicosi: effetti sulla salute

La silicosi è stata una delle prime malattie professionali riconosciute nel nostro paese. Si tratta di una patologia irreversibile, invalidante e incurabile dovuta all’accumulo nel polmone di polveri di silice respirabili, ossia polveri con particelle di dimensioni inferiori a 10 micrometri. Una polvere aerodispersa viene considerata silicotigena se contiene almeno l’1% in peso di Silice.

La silicosi cronica si manifesta dopo un periodo più o meno lungo dall’inizio dell’esposizione, progredendo anche dopo l’interruzione dell’esposizione, in stretto rapporto con l’entità e la durata dell’esposizione. Episodi di difficoltà respiratoria e tosse, accompagnati da bronchiti ricorrenti, descrivono un quadro iniziale di compromissione della funzionalità respiratoria dovuto all’ispessimento del tessuto polmonare.

Con il tempo tale situazione tende a peggiorare fino anche a provocare la morte del soggetto affetto da silicosi. La silice inoltre, stimolando in modo prolungato il sistema immunitario, ne altera le risposte, aumentando la suscettibilità del paziente ad altre infezioni polmonari.

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dal 1997, classifica la Silice inalata proveniente da fonti occupazionali, come cancerogeno certo per l’uomo. Studi condotti recentemente da organismi scientifici autorevoli sulla esposizione a tale sostanza, non escludono che questa aumenti la probabilità di accadimento del cancro al polmone anche in assenza di un quadro clinico tipico della silicosi.

Prevenzione e protezione

Benché classificato come cancerogeno da alcune importanti organizzazioni internazionali, la silice è un agente chimico attualmente non soggetto a una classificazione armonizzata nell’ambito dell’Unione europea. Per tale tipo di agenti sussiste l’obbligo di adottare le tutele previste dal Capo I del Titolo IX del D.lgs. n. 81/2008 per gli agenti chimici pericolosi nel caso di rischio “non irrilevante” per la salute. Pertanto, il datore di lavoro è tenuto a dettagliati obblighi in merito a:

  • Valutazione dei rischi;
  • Misure a carattere generale per la prevenzione dei rischi;
  • Formazione e informazione dei lavoratori.

Infine, i dispositivi di protezione delle vie respiratorie sono l’ultima risorsa disponibile quando non è possibile ridurre per altra via l’esposizione. Il personale addetto deve essere addestrato al loro uso corretto, sapendo che la loro adozione comporta comunque disagio, aumentando il carico fisiologico del lavoratore, specie se la lavorazione è protratta nel tempo.

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