Le polveri di legno rappresentano un rischio talvolta sottovalutato in azienda, connesso soprattutto alla loro inalazione
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L’INAIL ha pubblicato una linea guida sulla sicurezza nel settore della lavorazione del legno in cui sono riportate le principali indicazioni e le buone prassi da mettere in atto.
I principali fattori di rischio che si possono verificare nell’ambito di ciascuna fase lavorativa del legno sono di tipo infortunistico, organizzativo e igienico – ambientale. Un’attenzione particolare deve essere rivolta all’utilizzo delle seguenti macchine:
- segatronchi;
- scortecciatrice;
- intestatrice;
- sega a refendino;
- multilame;
- refilatrice.
Inoltre, un rischio comune a varie fasi lavorative – in particolare il taglio dei tronchi e delle tavole – è quello legato all’esposizione a polveri di legno.
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Le polveri di legno
Le polveri di legno vengono prodotte durante tutte le lavorazioni che prevedono l’asportazione di legno, duro o morbido, con macchine e utensili di diverso tipo, ma anche da operazioni come lo spolvero dei pezzi, lo svuotamento di contenitori, la pulizia di macchinari, locali, filtri o anche la semplice movimentazione del materiale.
L’inalazione continuativa di polveri di legno può provocare vari effetti avversi per la salute, specialmente a carico delle vie respiratorie, quali: riniti, bronchiti, asma, alveoliti allergiche estrinseche. Per quanto riguarda nello specifico le polveri di legno duro possono indurre tumori dei seni nasali e paranasali.
L’allegato XLII del D.lgs. 81/2008 e s.m.i. inserisce a tal proposito il lavoro comportante l’esposizione a polveri di legno duro tra le attività che espongono ad agenti cancerogeni. La IARC – Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, inoltre, ha classificato tali polveri nel Gruppo 1 (cancerogeni per l’uomo).
Misure di prevenzione e protezione
Innanzitutto, per evitare l’insorgenza di malattie professionali, il datore di lavoro deve effettuare la valutazione del rischio di esposizione dei lavoratori a polveri; detta valutazione va ripetuta in occasione di modifiche significative dell’attività e comunque ogni tre anni. In base ai risultati della valutazione, dovranno essere messe in atto misure di prevenzione e protezione per minimizzare l’esposizione.
Dette misure possono comprendere:
- isolamento delle lavorazioni che comportano emissione di polveri in apposite aree opportunamente segnalate, alle quali possono accedere solo gli addetti;
- installazione, su tutte le macchine che producono polvere, di idonei sistemi di aspirazione localizzati vicino al punto di emissione;
- accurata e regolare pulizia delle macchine, degli impianti e dei locali di lavoro;
- osservanza di misure igieniche (divieto di mangiare, bere e fumare, predisposizione di servizi igienici adeguati, separazione degli indumenti da lavoro da quelli civili);
- fornitura di adeguati DPI ai lavoratori esposti o potenzialmente esposti (semimaschera o facciale filtrante antipolvere, con filtro di classe P2/FFP2);
Infine, è importante che tutti i lavoratori ricevano un’adeguata informazione e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro oltre ad essere sottoposti ad una sorveglianza sanitaria preventiva e periodica.
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